Comune di Tornimparte


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San Vito

La vecchia chiesa parrocchiale di S. Vito di Tornimparte, situata fuori dal paese, era molto antica se già nel secolo XII apparteneva alla diocesi di Forcona, come si rileva nella Bolla di Alessandro III del 1178: «Rocca S. Viti cum Ecclesiis, Villis et suis pertinensis». Nella visita pastorale fatta dall'Arcivescovo Luigi Filippi il 26 luglio 1877 la chiesa viene così descritta: «La chiesa parrocchiale di S. Vito è piuttosto ampia e di buon disegno. E' a tre navate delle quali quella di mezzo a tetto, mentre le laterali sono a volta. Oltre l'altare maggiore, conta sei altari laterali simmetrici, de' quali uno privilegiato pei defunti, ed un altro di patronato. La chiesa non è consacrata». Tre altari erano posti: «dal lato del Cornu Evangelii relativamente al maggiore, de' quali il 1° dedicato alla Vergine SS.ma di Loreto di preteso patronato della famiglia Fischione di S. Nicola, il 2° a S. Giovanni Battista, ed il 3° a S. Antonio da Padova. Gli altri tre posti dal lato opposto: il 1° dedicato a S. Vito principale protettore e titolate della Parrocchia; il 2° alla Vergine SS.ma del Rosario; il 3° al SS.mo Crocifisso, ed è privilegiato per i defunti». Nell'altare maggiore era eretta la cura delle anime col titolo di Prepositura, di libera collazione. Successivamente vennero aggiunti alla prebenda parrocchiale altri benefici, fondi e legati. Purtroppo questa chiesa rimase gravemente danneggiata dal terremoto del 13 gennaio 1915. Caddero il campanile, la facciata, i muri perimetrali e la casa canonica. Essendo rimasta pressochè inservibile, urgeva la necessità di costruirne un'altra. Messisi d'accordo i più noti esponenti delle frazioni che compongono la parrocchia di S. Vito, il 9 gennaio 1933 si recarono dal parroco di S. Panfilo di Villagrande e lo pregarono di interessarsi al loro caso. D. Berardino Santucci, resosi conto della bontà di tale causa e del desiderio dell'Arcivescovo de L'Aquila, si mise subito all'opera. In un primo momento si rivolse al prefetto di L'Aquila Rivelli il quale dopo un abboccamento avuto dall'Arcivescovo e dopo aver invitato D. Giuseppe Staffetti, parroco di S. Vito, a recarsi in Prefettura per chiedergli ragione della mancata restaurazione della chiesa, mandò a S. Vito l'ingegnere Ettore Ciarletta per fare un sopralluogo della chiesa. Redatto il progetto della nuova chiesa, fu inviato al Ministero LL.PP. per l'approvazione e la concessione del sussidio dello Stato. Il Ministero, con decreto del 31.03.1928, n. 806, concesse la somma di 61.292 lire. A questo punto, ogni frazione componente la parrocchia pretendeva che la chiesa le venisse costruita il più vicino possibile. Dopo varie vicende, non sempre felici, una Commissione costituita dai rappresentanti della Curia Arcivescovile de L'Aquila, dall'ingegnere capo del Genio Civile e dalle autorità comunali, scelse l'aia di Colle S. Vito, sito comunale, equidistante dai vari paesi. La prima pietra fu posta il 21 novembre 1933, dopo essere stata benedetta dall'Arcivescovo Gaudenzio Manuelli. La costruzione fu affidata all'impresario Domenico Colaiuda, che portò a termine durante l'anno 1934. Il Genio Civile de L'Aquila ne effettuò il collaudo il 5 giugno 1935 e il 22 giugno seguente venne benedetta dall'Arcivescovo Manuelli. La nuova chiesa fu dotata di nuove campane, rifuse dalla ditta Pasqualini di Fermo, che furono benedette dal parroco di S. Panfilo l'11 novembre 1934.